Mai smettere di sognare: stavolta parlo di me

Oggi dovevo pubblicare un altro post. Ma ieri è successa una cosa che mi ha emozionato giusto giusto un filino: è uscito su Vero un articolo che parla di me, dentro un bell’ articolone di Natascia Gargano che parla di passioni femminili e di come trasformarle in qualcosa di più. Il mio sogno.
Mi ero promessa, come ho fatto altre volte, di non dirlo a nessuno, ma eccomi qui: non ce l’ho fatta. Mi son detta che se passava il momento, questo post non l’avrei più scritto. E forse poi col tempo me ne sarei pentita (o al contrario, fra un po’ mi pentirò di averlo scritto, chissà).
Ma facciamo un passo indietro.
Nel mese di novembre sono stata contattata da due giornaliste incuriosite dal blog e da quello che faccio e blablabla blablabla, sono uscite due cose su di me che non ho mai detto qui sul blog. Una era un piccolo articolo a colonna su Confidenze e l’altra era una intervista su un servizio video per il quotidiano online Lettera 43.
Non ritenendo necessario “suonare le trombe” e mettere “i drappi alle finestre”, me le sono godute in silenzio. Ed è stato bello così.
E se non fosse stato per l’articolo uscito su Vero ieri, me le sarei ancora tenute per me. Ma ieri mi sono emozionata.
Mi sono emozionata per due motivi. Uno, perché l’articolo parla di come le passioni femminili, nate e coltivate come semplici hobby e valvole di sfogo, possano diventare, se opportunamente gestite, importanti occasioni di lavoro.
Due, perché quando ho preso il giornale in mano avrei tanto voluto farlo vedere a una persona che oggi non è più qui con me. L’unica che avrebbe potuto capire fino in fondo la mia intima soddisfazione.
Poi, leggendo l’articolo, mi è venuto un tuffo al cuore: la giornalista Natascia Gargano ha citato, pescandola qui sul blog, una mia frase, l’unica frase in tutto il sito in cui io parlo di Lei. E allora ho capito che quelle parole che ho scritto più di sei mesi fa, l’hanno portata lì nel giornale con me, ed è stato come se Lei mi dicesse: sono qui.
Ci sono cose di me, di Lei, di quello che ho fatto e di quello che ho passato, che in pochi sanno. Ma sono tutte cose collegate da un filo a questo blog, dall’inizio alla fine. Un filo sottile, che non si strappa. Un filo colorato che lei mi ha teso e che io voglio lavorare. Lo so che non capite. Perdonatemi.
Ieri sera poi ho ricevuto un sms da mio cognato A., l’unico fra amici e parenti, ad avere capito fino in fondo lo spirito che anima me e questo blog. Mi ha scritto: “Lei continua a lavorare con le tue mani“. Sono andata K.O.
Ok sorry: a qualcuno leggendo questo post, si sarà alzato il tasso glicemico nel sangue. Ma mi dovevo concedere, poi prometto non lo farò mai più, il lusso di parlare qui almeno una volta di me e di quello che sento e non solo di quello che faccio.
Intendiamoci, non mi monto la testa. Spero di non averlo mai fatto. Ma sono consapevole che Confidenze e Vero sono settimanali letti da tante donne che magari come me “hanno una passione nelle mani e che purtroppo in pochi riescono a vedere“. E questo per me è molto più di quello che potessi sperare.
Ringrazio infinitamente per avermi contattato, le giornaliste Natascia Gargano (per Vero), Veronica Orrigoni e Zelia Pastore (per il video su Lettera 43) dell’agenzia Fpsmedia.it e Irma D’aria (per Confidenze)
Stop. Fine. Ho finito lo zucchero.