Torniamo al baratto?

Facciamo finta che i soldi non ci siano. Anzi no… non “facciamo finta”: di questi tempi i soldi non ci sono. E allora che si fa?
In Toscana si dice “Si fa all’antica“: dai quello che hai e ricevi quello che ti serve!
Ieri ho fatto l’orlo ai pantaloni della vicina di casa e lei mi ha portato 5 coppie di uova. Posso dire che la cosa mi è piaciuta parecchio? Mi è piaciuta parecchio!
Al di là del fatto che il baratto sia una forma di scambio alla pari, la sensazione appagante che ho provato, mi ha fatto capire che tornare a dare un valore alle cose che si hanno o a quello che si sa fare, bypassando la moneta, è una cosa da provare.
Non so se riuscirò a farmi capire, ma per una signora che ha vissuto per una vita nei campi, allevando con dedizione gli animali nella sua aia, le uova fresche delle sue galline ruspanti sono una cosa davvero preziosa.
E ho percepito in quel gesto tutta la sua gratitudine.
So che in questo periodo di crisi molte sono le iniziative che fioriscono utilizzando il baratto come mezzo di scambio e se si cerca sul web parole come risparmiare, baratto 2.0, swap, si trovano un sacco di cose.
Ma quello che mi ha spinto a scrivere questo post, non è tanto indicare il baratto come soluzione di tutti i problemi (anche se una mano all’economia domestica forse la potrebbe dare), quanto mostrare il baratto anche come un momento per riavvicinare le persone, un atteggiamento positivo che purtroppo abbiamo perso col tempo.
E se il denaro come si dice non rende felici, il baratto forse un pochino si, sempre se riusciamo a godere delle piccole cose. Perché se fatto così, il baratto (ap)paga!
E se la prossima volta mi porterà un cappotto da aggiustare, forse quest’inverno avrò dell’ottimo prosciutto da mangiare (toh, c’ho fatto anche la rima 😉 )