Vecchie macchine per ricoprire bottoni

Scritto da Doria
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Nel paese dove abito c’era, molti anni fa, una merceria rifornitissima gestita dalla gentile signora A.
Come in tutti i piccoli paesi, la merceria era meta, quasi quotidiana, di tutte le donne che per un motivo o per un altro avevano bisogno di qualcosa (parlo degli anni 60/70). Servivano bottoni? una cerniera? gli elastici? gli aghi per la macchina da cucire? Insomma se mancava qualcosa la merceria era aperta e la signora A. era pronta a trovare tutto quello che serviva per il cucito, il ricamo, la maglia o anche solo per fornire un bel paio di collant.

Abitando in questo paese solo dal giorno in cui mi sono sposata, ho imparato a conoscerne gli abitanti con il passare degli anni: prima i vicini di casa, poi il fornaio, il postino, il fruttivendolo, la sartina e così via fino a conoscere un po’ tutti, anche la signora A.

Un giorno parlando del più e del meno vengo a sapere che A. aveva una merceria.
Anzi no, LA merceria, quella di cui tutte in passato avevano avuto bisogno, che però aveva chiuso nel lontano 1986.
Così avendo saputo la mia passione per il genere, la signora A. qualche anno fa mi ha invitato a casa sua a vedere quanta della roba che aveva in bottega, ancora conservava in casa. Ho visto meraviglie.

In una stanza adibita solo a quello c’erano scatole, cassetti, scaffali, pieni di ogni ben di Dio: bottoni di tutte le forme e colori, di madreperla, di legno, di pelle, fili di seta, da ricamo, da cucire, cerniere, nastri, pizzi, passamanerie, fibbie, rotoli e rotoli di grosgrain. C’erano persino i colletti bianchi di ricambio da attaccare ai grembiulini di scuola e le fibbie in pelle che si mettevano una volta nelle gonne scozzesi.
Di quella giornata mi è rimasto un tenero ricordo, tante belle foto e un bel po’ di bobine di sbiechino in cotone che lei mi aveva voluto regalare quando stavo andando via.

Da qualche settimana la signora A., ormai malata e molto in là con l’età, purtroppo ci ha lasciati.
Mi piace pensarla da qualche parte a vendere ancora pizzi e bottoni oppure seduta alla sua macchina da cucire -sì cuciva anche molto bene- a fare orli ai pantaloni.

L’altro giorno il figlio e la nuora di A. sono venuti a casa mia.
Mettendo a posto le cose che le erano rimaste (nel frattempo la signora A. era riuscita a dare via il suo piccolo/grande tesoro), hanno trovato delle cose che mi hanno portato in suo ricordo: decine di vecchie riviste di uncinetto, maglia e ricamo, tanti scampoli di stoffa, una busta piena di ferri da calza, dei gomitoli di cotone color ruggine e…questo vecchio torchio per rivestire i bottoni completo di accessori e di sgabello in legno che la signora A. si era fatta costruire per usarlo al meglio.

Un vero cimelio da custodire con affetto.

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Di preciso non so che cosa ne farò.
Mi piacerebbe ripulirlo, togliere la ruggine, restaurare il panchetto, provare a vedere se ancora funziona (che di preciso non so neanche come si fa). Devo solo trovare il tempo e sperare di fare un buon lavoro. Glielo devo.

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